Siamo Tessuto, trame connesse

Agosto 2020
Valle dei Templi, Agrigento

Il titolo “Siamo Tessuto, trame connesse”, scaturisce dalla consapevolezza che il “Tessuto” sociale, economico, culturale, ambientale da risanare dopo la pandemia siamo tutti NOI ed è il Pianeta che abitiamo.
Ma che conoscenza si ha del Tessuto da risanare?
Nell’attuale situazione che vede tutta l’umanità unita nel fronteggiare l’emergenza sanitaria ed economica, l’esigenza è stata quella di mettere gli artisti al centro di un dialogo relazionale capace di connettere Arte, Brand e Territorio e di narrare il tessuto sociale ed economico fortemente lacerato dall’evento pandemico ancora in corso.
 
Fasi del progetto:
residenza artistica in house – fase 1
dodici artisti nel periodo del lockdown hanno partecipato alla residenza artistica in house, declinando il tema “siamo tessuto”.
 
docufilm – fase 2 (in lavorazione)
le opere dei dodici artisti in dialogo con la Valle dei Templi di Agrigento.
Il racconto filmato “Siamo Tessuto, trame connesse” si sviluppa in due episodi:
Il primo episodio, l’Exhibition Film.
Si tratta di un dialogo concettuale ambientato in un luogo simbolo della cultura classica, la culla del “logos”, l’archè delle connessioni relazionali.
Il secondo episodio, il Docufilm, presenta e narra quel Tessuto Umano che dà vita, struttura e sviluppa il tessuto Sociale ed Economico. Le tipologie di tessuto interagiscono tra loro e sono interconnesse al Tessuto Ambientale e all’Ecosistema: le Trame Connesse.
 
connessioni – fase 3
Tra gli obiettivi del progetto vi è quello di organizzare talk, mostre ed eventi itineranti per connettere le menti e la bellezza presente in ogni tipologia di “Tessuto”, nel tentativo concreto di rinascere applicando un nuovo paradigma, quello dell’arte: pensare e ricercare – dare forma al pensiero – comunicare e condividere – dialogare: creare il cambiamento!

Si deve cominciare a perdere la memoria, anche solo a brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, i nostri sentimenti, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla.
Luis Bunuel

Le relazioni sono spesso complicate. Se analizziamo quanto succede tra capacità mnemonica e lucidità, osserviamo che questi due elementi faticano a trovare, col passare degli anni, un rapporto stabile. Col tempo i ricordi cambiano: il fatto che il nostro cervello selezioni in modo autonomo cosa archiviare e cosa scartare è legato sia a facoltà individuali sia, soprattutto, alla necessità di avere più spazio per nuovi ricordi. Il degrado visivo è, quindi, tanto oggettivo che soggettivo. Le immagini degradate entrano lentamente a far parte delle nostre esistenze. Ci sforziamo di rammentare volti, luoghi e situazioni vissute ma incontriamo un crescendo di difficoltà.
Aby Warburg – dal quale prendo spunto per un lavoro legato alla memoria individuale – nel 1925 ha concepito l’Atlante Mnemosyne che rimane un progetto titanico volto a definire il pensiero umanista europeo dall’antichità al presente. Oltre mille fotografie selezionate, pathosformel (immagini archetipiche), di cui restituisce, nell’idea di raccolta, un’analisi formale, stilistica e interdisciplinare.
Nel percorso da me intrapreso luoghi, volti, atmosfere subiscono un degrado visivo. I volumi sembrano fondersi ma non si toccano, convivono nel medesimo spazio creando variazioni cromatiche ridotte. Sono sfocature, paesaggi liquidi e frammenti sconnessi dove – come spesso succede al sottoscritto – rimangono tracce mnemoniche di particolari apparentemente inutili; angoli ciechi con piante grasse, visi assorti in secondo piano impallati da altre persone, macchie sulle pareti, mani strette nella tensione di un momento.

Noi siamo tessuto
Tessuto connettivo è un esempio di declinazione alternativa, come Tessuto intelligente ne è un altro. La tecnologia, le sperimentazioni, lo sfruttamento della natura, ignorare in modo pedissequo l’ordine naturale delle cose ci ha portato a questo punto.
Cosa ci è successo in questi mesi di isolamento probabilmente lo capiremo nei prossimi mesi se non nei prossimi anni a venire. Per me tessuto significa inevitabilmente fondere due fattori: quello umano e quello vegetale. Quindi anch’io sperimento, anzi ordisco, un tema a me caro che è legato sul piano esistenziale alla fusione che svela non tanto mutazioni ma condizioni psicologiche o patologiche. Nel quadro che presenterò c’è una infermiera, in una foto d’epoca, con la testa a forma di cactus.

L’infermiera, 2019-2020, olio su tela 90×90 cm