apt.1 marco fedele di catrano
2006
Da una mostra di Marco Fedele di Catrano in appartamento privato.
All’interno del nostro occhio esiste una lente, il cristallino, che aumentando o diminuendo la propria curvatura tramite i muscoli ciliari ci permette di mettere a fuoco nella retina “oggetti” posti a diverse distanze. Le fotografie di Marco Fedele Di Catrano ci permettono una messa a fuoco del reale attraverso oggetti “di scarto”. Scarti tratti da un interno quotidiano: una lampadina, una scala, un termosifone, un secchio. Oggetti discreti e la predilezione dell’artista per alcuni luoghi ricorrenti – Roma, Vienna, Paliano – già paesaggi del proprio quotidiano, per esibire un’impercettibile modificazione dello sguardo. Ogni scatto “sembra” immobile. La composizione dell’immagine, in equilibrio tra i pochi oggetti messi a fuoco, raggiunge la chiarezza di un autonomo ritaglio. Il fenomeno “lampadina” occhieggia, ci restituisce lo sguardo e si distingue chiaramente. Spazio che lascia spazio ad altro. Esibizione pura. Istantanea invece la presa di un transito; informale perché già materia che fuoriesce da tutti i luoghi. La materia non è amorfa; invero, la materia rivela la sua autonomia formale nel movimento astratto. La materia si organizza e contraddice lo spazio che si fa piano. Geometrie di un tempo sottratto: l’oggetto si fa vedere, emerge in quanto fenomeno di “autoritratto”. Così l’evento fotografico di primo piano è un “evento informale”, un “pieno di vuoto” che si dispiega mediante il dettaglio – ritaglio. Poiché in ogni scatto, l’artista trattiene l’asciutta contingenza che sorveglia chi o che cosa “si fa osservare”. Un duplice vigilare che espande la gamma di possibilità di generare strutture compatibili con la natura cristallina dell’immagine. (Ilari Valbonesi)